Esperienza estiva giovani di AC

Dettagli L'Esperienza di alcuni ragazzi del Gruppo Giovani tra i terremotati d'Abruzzo

abruzzo_01È ormai da qualche anno che alle assemblee diocesane si parla di un'Azione Cattolica "sul pulmino" che abbia come punto di riferimento la collocazione di "Cristo al centro" della propria vita. Personalmente, sono del pensiero che l'esperienza qui descritta possa proprio essere inquadrata entro questo ideale di AC.

Nostro mezzo nient'altro che un pulmino e, nostro sostegno, il bisogno spirituale di riunirci nella preghiera per trarne forza.

È questo il vero spirito che ha accompagnato noi ragazzi, una rappresentanza del gruppo giovani della parrocchia S.M. Candelora, a abruzzo_04compiere una settimana di servizio per gli abitanti di alcune tendopoli dell'Abruzzo. Tutti e ciascuno siamo partiti con in testa varie idee di come sarebbe stata questa esperienza di volontariato: molti di noi ci vedevamo presso i bambini, per regalar loro un sorriso attraverso il gioco, altri più vicini a giovani, adulti ed anziani, pronti e disponibili all'ascolto, oppure tutti assieme per animare momenti liturgici con canti gioiosi o serate all'ordine della ricreatività. È facilmente immaginabile come tutte queste fantasie siano venute pian piano a cadere. È bastata la sola e semplice visione della prima tendopoli che ci è stata mostrata per sentire nel cuore quasi un senso di sconforto: un piccolo paese costituito da tende in cui vigeva incontrastata la desolazione; uno scenario da deserto senza pari.

Forse però è stato proprio in quel momento e nel sistemare la tenda della Cappella allestita alla meglio, messa in subbuglio dal vento, che con pochi sguardi ci siamo parzialmente rinvigoriti. Ad aiutarci forse è stato anche il viso sorridente della piccola Beatrice che ci è venuta incontro con due occhi che portavano il colore di quel cielo, in quel momento, oscurato dalle nuvole e dall'afa.

Da quel momento, non importava quali fossero i nostri sogni e fantasie sull'esperienza che ci apprestavamo a vivere, ora si trattava solo ed unicamente di offrire gratuitamente ciò che di meglio potevamo fare e dare.

Così, con tale spirito, i giorni trascorrono più tra lavori manuali o di segreteria che a contatto con la gente, spesso restia ad approcciarsi con i volontari di turno cheabruzzo_02 di settimana in settimana ruotavano nei campi. Eppure ognuno di noi, sebbene indaffarato, fra i vari traslochi di materiale didattico dalle scuole e montaggi di tende, ha un' esperienza di incontri brevi ma intensi da poter raccontare per ore e ore.

È stato così per Roberta e Danilo, spronati dalla commuovente dolcezza di un anziano novantaseienne che ancora trova la forza di scherzare nonostante la perdita di affetti e beni, o per Andrea, tornato a casa più ricco grazie all'esperienza di vita trasmessagli da un reduce di guerra salvo per miracolo da quella notte che ha scosso l'Italia intera e non solo. Pure Giorgio porta con sé il racconto di una dodicenne piena di voglia di vivere nuove esperienze fuori da quella tendopoli, così come Annarita, Simona e Lucia non potranno mai dimenticare il visino dolce di bambini che le strattonano a destra e sinistra per giocare con loro, o Betta che, tra le scartoffie varie di una burocrazia forse troppo esagerata di una segreteria di campo, può regalare e ricevere un abbraccio da un bambino autistico pieno di semplice curiosità e capace di splendidi sorrisi. E così via, fino a dover parlare dell'entusiasmo di Raffaele, Claudio e Domenico  nel costruire e raccontare ciò che hanno fatto in una giornata piena di lavoro in uno dei campi più popolosi della regione.

Tante esperienze dunque, tanta difficoltà e voglia di fare sempre di più, fino allo stremo delle forze, anche sotto il sole cocente delle 15.

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Come si può evincere, ognuno ha dato e ricevuto e proprio per tal motivo questa esperienza più che essere effettivamente di gruppo, lo è stata "in" gruppo e, perché no, "per" il gruppo.

In situazioni così difficili è inevitabile che le energie vengano meno: spesso la sera si ha tanta stanchezza aggravata da immagini che si portano dentro, straziando il cuore, come una singola casa o una Chiesa diroccata, irriconoscibile in mezzo alle macerie. Per tal motivo e per tanti altri è stato necessario ricondurre tutto ad un unico centro, tutte le nostre forze, verso un'unica direzione, guidate, come viene pure pronunciato dalla formula, da un "divino insegnamento"; posso dire quindi con fierezza, che se 11 ragazzi potevano andare avanti in un'esperienza tanto bella quanto difficile e impegnativa era perché c'erano dei punti fissi nella dinamicità di ogni giorno: le lodi e la compieta diventano così "luoghi" di ristoro per questa nostra settimana; momenti di confronto "di" gruppo e tempo di riflessioni personali in compagnia della dodicesima Figura che ci accompagnava nel cammino. Di certo non mancavano gli incoraggiamenti e le preghiere da casa, come da una voce familiare, da una amichevole, o di don Sasà, il nostro parroco, che ascoltava i racconti e gli sfoghi di ognuno per tutte le sere che hanno concluso le nostre indimenticabili giornate.

abruzzo_03L'Abruzzo post-terremoto è una terra difficile, che mette in crisi. Ci si domandava fra di noi come si potesse essere tanto forti da poter tirare avanti così tanti mesi se a noi era bastata una settimana per metterci quasi al tappeto.

Per qualsiasi individuo, soprattutto per le vittime, lo scenario paesaggistico e umano costringe a porsi diverse domande e dubbi di fede. Noi non siamo di certo super-eroi e non pensiamo nemmeno di poterci vantare per chissà quale impresa; ma forse potevamo dare qualche risposta a chiunque si chiedesse dove fosse Dio in quella desolazione...beh...noi eravamo lì, e non a nome di una città, o parrocchia, o associazione, ma nel nome di Colui che ci ha mandati; Grazie.

   
© Parrocchia Santa Maria della Candelora - Via Domenico Romeo n.5 - Reggio Calabria

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