La veglia alla Croce del 2001
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- Pubblicato Venerdì, 18 Aprile 2014 14:13
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All'inizio della quaresima 2001 la nostra avventura pastorale con d. Sasà Santoro, allora vice parroco, muoveva ancora i suoi primi passi. Da qualche anno avevamo avviato il percorso di rinnovamento attraverso le v. crucis ma, nonostante tutto, le resistenze incontrate erano a volte piuttosto forti. Succede che la profezia cammini talvolta su terreni davvero insidiosi.
Quell'anno, coordinavo il gruppo "Giovani Adulti", che stava vivendo una generosa primavera e c'era il desiderio dirompente di un'iniziativa forte. Fu così che lanciammo in Consiglio Pastorale (età media sopra i settanta) l'idea di una Veglia della Croce stile Taizé. Venne immediatamente bocciata. Ma quella sera stessa sentimmo che quell'idea aveva gambe più forti delle nostre e non poteva finire lì, così ne riparlammo con d. Sasà. Ne fu subito e molto coraggiosamente convinto. Così iniziammo a ragionare su come organizzarla. Ci mancava praticamente tutto. Economicamente poi le cose stavano anche peggio. Si era avviata la ristrutturazione del Saloncino (con il contributo sostanziale della famiglia Vecchietti) per cui, oltre a non avere soldi, non avevamo nemmeno spazi. Il problema principale era: come fare una "veglia alla croce" senza...la croce?!
Dopo qualche timido e infruttuoso tentativo per averne una in prestito, concludemmo che dovevamo trovare il modo di costruirla da noi...
Esco dalla sede un po' preoccupata... già, costruirla da noi, ma come, dove trovare i materiali che servono e, soprattutto, con quali soldi? Mi incammino pensierosa sulla v. Torrione. Due isolati dopo la parrocchia, vicino l'angolo con v. De Blasio, ci sono due cassonetti dell'immondizia e proprio lì, appoggiata ai cassonetti, vedo una grande tavola in truciolato. Vi assicuro che per me è stata come un'apparizione! Non ci potevo credere. Non ci penso neanche un istante e torno di corsa verso la sede dove ancora ci alcuni dei nostri giovani e dico: "ce l'abbiamo, presto venite, abbiamo la croce!". Ci dirigiamo in fretta, quasi con ansia ai cassonetti e...quella tavola è nostra! Paolo ed Enrico se la caricano a spalla fino alla sede. A questo punto bisognava tagliarla e salta subito fuori il nome del nostro intagliatore per eccellenza: Luciano. Così portiamo la tavola nella sede scout e Luciano, con molta sapienza e pazienza, ne tira fuori una enorme Croce. Non si può immaginare l'emozione.
Si trattava comunque di una tavola di scarto, un truciolato brutto, e cercavamo l'idea per farla più bella (sempre a costo zero!). Mi viene in mente in quel momento, che ho fatto dei lavori in casa ed è avanzato del parquet. Così la croce, conficcata alla meglio nella mia station wagon, sbarca da me. La notte stessa la spalmo di colla vinilica e vi pongo sopra 73 tavolette di parquet (avanzato). L'indomani mattina chiamo i ragazzi: bisogna rifinirla e lucidarla. Il primo ad arrivare è Enrico. Solleviamo insieme la croce da terra. Appena messa in piedi però alcuni listelli dei bracci corti si staccano. Non c'è più tempo per il vinavil, quindi prendo del mastice e i morsetti. Mettiamo un generoso strato di mastice e fermiamo con i morsetti, intanto prepariamo le vernici.
Chiunque ha avuto a che fare con il legno, sa che il mastice, a contatto con alcune essenze, fa una reazione chimica tingendosi di rosso intenso, ma potete immaginare la sensazione (ancora mi emoziono) quando torno dove abbiamo appoggiato la croce e trovo che dai due bracci laterali cola un fluido denso e scarlatto. Non ho gridato al miracolo ma, vi assicuro che il respiro mi si è fermato. In quel momento però ho capito che quella croce ci stava parlando. Era evidentemente un fatto chimico, ma quella coincidenza era per noi. Ci siamo guardati in silenzio con Enrico, poi io, con un piccolo straccio ho pulito quelle colature. Mi tremavano le mani. Il resto è storia. Di lì a poche ore la croce si sarebbe arricchita del disegno delle mani e della scritta del nostro primo tema pastorale: "Oggi sarai con me in Paradiso" e ci sarebbe stata la nostra prima "Veglia della Croce".
Questa storia, anche se alcuni l'hanno vissuta in prima persona, appartiene a tutti noi. E' la storia di una chiamata. La chiamata al servizio che va oltre noi. A volte siamo destinatari e strumento di una profezia di cui comprendiamo solo qualche brandello. Questa croce ha ormai tredici anni, e questa che stiamo per vivere, è la quattordicesima Veglia. Dopo di allora (nel 2002) siamo andati come gruppo a Taizè, lì abbiamo perfezionato lo stile, siamo stati incoraggiati da quella comunità a sentirci "gemellati" con loro, ma la nostra profezia è iniziata prima, con una chiamata che sapeva di follia, che ha richiesto coraggio ed entusiasmo (a cominciare da d. Sasà!) e ci ha donato tantissima Grazia. Questa Grazia, attraverso di noi, è scesa su moltissime persone, tutte quelle che da allora, ogni anno vengono ad abbracciare la "nostra" Croce e a ricevere il sacramento del Perdono.
Carissimi, è con quello stesso entusiasmo e quella stessa commozione che anche quest'anno ci accingiamo a vivere questo momento. Alcuni di noi c'erano già tredici anni fa, altri si sono aggiunti lungo il cammino. E' il "testimone" della Grazia che passa di mano in mano e cammina con noi e attraverso di noi.
Buona Veglia della Croce, a tutti. Siate testimoni, con il vostro servizio, di questa Bellezza.