Campo Giovanissimi 2009
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- Categoria principale: Azione Cattolica
- Pubblicato Venerdì, 04 Settembre 2009 01:00
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I Care, you care… ho cura del mondo, ho cura di te!
Campo Giovanissimi 2009
Sono così tante le belle immagini di attimi vissuti durante il Campo Estivo Giovanissimi, che sarebbe difficile, oltre che limitante, sceglierne qualcuna per descrivere pienamente in che modo, ed in che misura, questa esperienza ha lasciato il segno nei cuori e nell’anima di noi giovani credenti, abitanti della Parrocchia della Candelora, cittadini della diocesi e della città di Reggio.
Tuttavia, non sarà impossibile provare a definire i contorni di questi cinque giorni, semplicemente perché profumano di vita, della vita di un gruppo, in costante crescita, capace di vivacizzare ed arricchire lo spirito non solo di chi ci è dentro, ma anche di chi ha la fortuna di stargli intorno e di respirare la vitalità e la freschezza che il nostro gruppo può regalare!
Tutto inizia il pomeriggio di una domenica, ed il 19 Luglio è la data d’arrivo per noi ragazzi che, appena arrivati alla Casa Candelora di Gambarie, abbiamo ricevuto la calorosa accoglienza dei nostri educatori. Pochi minuti dopo la sistemazione dei bagagli, siamo stati coinvolti, insieme ai nostri genitori, in un simpaticissimo gioco, nel quale sono state messe a confronto le abilità e l’attaccamento alla famiglia di grandi e piccoli.
Alla prima attività è seguita la S. Messa ,celebrata da Don Sasà, durante la quale il nostro amico prete ci ha incoraggiato a prenderci cura gli uni degli altri, anticipando di fatto il tema del campo che ci è stato poi, in maniera più approfondita, spiegato dagli educatori durante la prima sera ricreativa. “I care, you care … ho cura del mondo, ho cura di te” : questo il titolo che i nostri responsabili hanno pensato per guidarci nell’ avventura di un campo che si rivelerà, per tutti, prodigo di momenti indimenticabili e addirittura profetico per qualcuno.
E’ stato un campo vivace, carico di colore e di segni, che hanno permesso di leggere, chiaramente e compiutamente, il senso dei giorni che si sono alternati. Ne è un chiaro esempio la liturgia battesimale del primo giorno con la quale si è conclusa, dal punto di vista contenutistico, una giornata in cui ci siamo interrogati, in maniera approfondita, sul nostro stato di salute spirituale prima e mentale-psicologico dopo.
Partendo, infatti, dalla simpatica storia dell’aragosta,nella prima mattinata, abbiamo individuato quelle difficoltà strettamente personali che, nella vita di ogni giorno, ostacolano la crescita ed il nostro rapporto con Dio, rischiando di limitare le innumerevoli potenzialità che il Creatore ci ha donato; nel pomeriggio ci siamo proiettati, aiutati dai simpatici personaggi Woody e Buzz-Lightyear del film Toy-Story, verso gli obiettivi, i sogni che ciascuno di noi ha oggi nel cuore, con la promessa di iniziare a lavorare per la loro realizzazione, nonostante le numerose cantonate che tutti possiamo subire a bordo di quell’astronave che, figurativamente parlando, ha simboleggiato, nell’attività, la nostra vita. Verso l’infinito e oltre … è stato il titolo scelto per la giornata. La liturgia, come anticipato, ha rappresentato una significativa chiusura di giornata.
La riscoperta del dono del battesimo e la responsabilità che ogni cristiano vive nell’appartenere alla Chiesa sono state messe al centro della funzione, nella quale siamo stati guidati da un altro amico speciale: Ciccio Siclari. La presenza al campo, àhinoi, non molto costante del nostro Don Sasà (dovuta ai tanti impegni che annovera nella sua agenda) ci ha consentito di conoscere molto bene un grande educatore, prima che un futuro prete della nostra diocesi, che sentiamo di dover ringraziare in maniera particolare, non solo per la bella persona che è, ma soprattutto, per i bei momenti che abbiamo potuto vivere anche grazie al suo contributo.
Il secondo giorno, pienamente decollato dopo le prime ventiquattro ore, anche grazie ai giochi che hanno animato la prima e le successive serate ricreative, ha chiesto ad ogni Giovanissimo un piccolo grande sforzo: quello di catapultarsi nel mondo reale per imparare a viverlo in maniera piena, consapevole e coscienziosa! Siamo Nati per diventare ( titolo del secondo giorno) e, dunque, la forza e l’energia ricevute con il battesimo, devono rappresentare la spinta necessaria per poter crescere e diventare cristiani che lasciano un segno tangibile nel mondo. Abbiamo allora provato, durante la mattina, a scoprire il modo in cui viviamo, nella quotidianità, le tre virtù teologali: la fede nel mondo scolastico, la carità nel rapporto con la persona e o il sentimento che più stanno a cuore, la speranza nella capacità di tendere verso quella creatività che concede a tutti di sognare ad occhi aperti.
Tuttavia, queste tre virtù, non possono che essere vissute all’interno di una realtà temporale, come la nostra, nella quale il pragmatismo e la capacità di saper gestire il proprio tempo diventano essenziali. Per questa ragione una quarta tappa di questo viaggio è stata rappresentata proprio dal tempo. Il percorso preparato dai nostri educatori è stato poi maggiormente arricchito e valorizzato prima, da un iniziale studio sintetico della Sagrada Familia di Barcellona che, oltre a contenere nelle sue facciate le immagini delle tre virtù sopra descritte, simboleggia anche un cambiamento ed una mutevolezza costante nel tempo e, successivamente, dalla conoscenza di un personaggio storico che ha accompagnato il nostro viaggio: Don Lorenzo Milani. Proprio lui, sacerdote toscano vissuto tra il 1923 ed il 1967 e grande pedagogista, ha formulato in un suo scritto “Lettera ai giudici” quel motto, preso in prestito dal vocabolario anglo-americano, che fa da titolo al nostro campo …“I care!”, cioè mi interessa, mi sta a cuore!
Nel pomeriggio, un grande gioco ha introdotto la liturgia della sera in cui sono stati presentati al gruppo i 7 doni dello Spirito Santo, conservati nell’anima di ogni cristiano e sufficientemente capaci di rappresentare quello stimolo e quella risorsa perché sin da adesso, ogni Giovanissimo, lasci una traccia di sé in questo mondo. Siamo sicuri, infatti, che consiglio, intelletto, sapienza, pietà, timor di Dio, fortezza e scienza possano rappresentare ottime armi, di cui disponiamo, per poter vincere le partite della nostra vita.
Nel frattempo, con il trascorrere dei giorni e delle varie attività che hanno scandito i nostri momenti, è cresciuto l’affiatamento all’interno del gruppo anche grazie ai lavori svolti nelle Commissioni pomeridiane nelle quali, divisi in tre gruppi abbiamo lavorato per la preparazione del materiale fotografico e giornalistico del campo (Commissione Giornalistica), per l’animazione liturgica (Commissione Liturgica) e per la realizzazione grafica delle attività e delle liturgie del campo (Commissione Artistica).
E’ chiaro che poi, per noi ragazzi, la condivisione del tempo libero e delle serate ricreative ha rappresentato, da un lato, una concreta possibilità per rendere sempre più salde le relazioni e le amicizie già strette, e dall’altro per aprire le braccia del gruppo Giovanissimi ai nuovi ragazzi che, per la prima volta, hanno avuto modo di vivere l’esperienza del nostro campo (un ringraziamento speciale va anche a loro).
Il terzo giorno, si è di fatto aperto la sera precedente con una magnifica Veglia alle stelle che, come da tradizione, apre la giornata più importante, quella del ritiro. Tuttavia la veglia non è solo una tradizione da “rispettare”, ma, soprattutto, un momento di vera contemplazione del creato e della natura stellare che consente di dialogare a tu per tu con Dio e con il suo immenso amore, proprio con quell’amore che ha dato vita al nostro mondo, all’ universo, reso così particolare da quelle stelle nelle quali si riflette il Suo Volto.
Il tuo volto io cerco, è stato proprio il titolo scelto per la giornata del ritiro spirituale, durante il quale, le parole e le provocazioni del nostro Don hanno posto degli interrogativi di difficile soluzione, ai quali abbiamo provato a dare risposta prima in maniera strettamente personale, durante la mattinata - arco di tempo nel quale c’è stato ampio spazio anche per le confessioni - e poi, nel pomeriggio, con un’esperienza, quella sì, indimenticabile.
Dopo il pranzo, avvenuto in un’atmosfera silenziosa e pacata, siamo stati, infatti, divisi in 8 gruppi composti da un minimo di 5 ad un massimo di 7 persone per affrontare un viaggio dentro noi stessi, programmato perché ciascuno di noi potesse condividere tutte le emozioni personali con il piccolo gruppo al quale era stato affidato. Alludiamo a quel piccolo pellegrinaggio, preso in prestito dalla pratica scoutistica, noto e conosciuto come IKE. E’ certamente uno dei momenti di campo più attesi da noi ragazzi, dal momento che possiamo guardare con profondità negli occhi dei nostri compagni d’avventura, per parlare a cuore aperto, liberi da ogni pregiudizio e condizionamento esterno (gli educatori infatti non partecipano all’incontro) e, soprattutto, immersi nella natura boschiva, lontano da ogni distrazione. Le impressioni e le emozioni vissute nel corso dell’IKE sono state, poi, rivissute e condivise in presenza di Don Sasà e dei nostri educatori, grazie al racconto degli otto ragazzi, Giovanissimi, ai quali era stata affidata la piccola responsabilità di accompagnare i singoli gruppi nel cammino appena descritto.
La conclusione del ritiro ha chiuso le porte del terzo giorno di campo, per aprire quelle dell’ultima e, più intensa giornata di lavoro.
Un sogno per domani … la vita per oggi è il titolo che, insieme agli altri, campeggiava sulle pareti del salone di Casa Candelora nelle ultime ventiquattro ore della nostra esperienza. L’ultimo giorno, si sa, concede, da un lato, la possibilità di tirare le somme, portando a compimento un discorso sviluppatosi in tanti giorni di lavoro; dall’altro permette di aprire una porta verso il futuro, che, con una certa progettualità, diventerà il nostro domani. In questa prospettiva, e con queste intenzioni, come un atleta che completa la sua corsa in attesa di scattare per lo sprint finale, abbiamo incontrato una persona speciale.
Lidia Caracciolo si è presentata al nostro gruppo con lo spirito di chi sa di essere una donna come tante, con pregi e difetti: una di noi. In realtà dalla sua testimonianza abbiamo compreso come basta scommettere un po’ su se stessi e su Dio, per poter vantare una prerogativa: quella di essere importanti per tante persone bisognose di quella mano d’aiuto, tempestiva e salvifica, che evita la caduta dal precipizio a chi si trova sull’orlo di una crisi esistenziale. Lidia lavora, infatti, presso la Associazione Ce.Re.So (Centro Reggino di Solidarietà ) e con grande coraggio riesce giornalmente ad assistere ragazzi e adulti, che rischiano di vanificare la propria esistenza con uno stile poco consono a chi può dire di avere a cuore anche solo la propria vita.
Avere a cuore i problemi degli altri, e portare dentro di sé il peso di un problema che non è il proprio, assume un significato limpido, chiaro e definibilissimo: è un bel modo per cambiare il mondo, stravolgerlo nelle sue logiche egoistiche e rigirarlo come un calzino per renderlo migliore! Grazie Lidia, per il servizio che rendi all’umanità e per la storia che ci hai consegnato (la custodiremo, cercando di farla fruttare)!
Nel pomeriggio, incoraggiato dalla bella immagine che Lidia ha lasciato di sé, il nostro gruppo ha provato a cimentarsi in una prova particolarmente difficile: ci è stato chiesto di formulare, singolarmente, un modo per cambiare il mondo, mettendolo in pratica nella vita personale, una volta tornati a casa.
L’attività è stata preceduta da un’altra bella storia di vita: quella di Don Lillo Spinelli, parroco del Crocefisso e storico assistente diocesano di Ac, recentemente scomparso. A narrare l’intensa opera di Don Lillo, è stato il nostro Presidente Parrocchiale, Melchiorre, che - non senza emozione - ha tentato di trasmetterci le sensazioni di chi ha avuto il privilegio di lavorare fianco a fianco non solo con un prete, ma con un uomo capace di lasciare il segno nella nostra città, oltre che in Azione Cattolica. Un uomo degno di essere ricordato come un grande innovatore: anche lui ha cambiato il mondo!
La prova di cui abbiamo scritto sopra, è stata proposta successivamente alla visione di qualche spezzone di un film: “Un sogno per domani”. Il lungometraggio racconta la storia, tratta da un libro, in cui un bambino di dodici anni introduce un sistema per essere d’aiuto al prossimo, nel tentativo di cambiare il mondo. A quel punto, provocati a dovere dai nostri responsabili, ci siamo trovati nella difficile situazione di ideare una modalità per migliorare le vite di chi ci sta intorno. L’idea di ciascuno di noi, strettamente personale e riservata, è stata poi inserita all’interno di uno scrigno, portato in offerta durante la liturgia della sera.
Proprio nel corso della liturgia, noi Giovanissimi, abbiamo provato probabilmente le emozioni più forti del campo. Il nostro Don Sasà ci ha fatto riflettere su quanto sia importante che tutti noi iniziamo ad assumere le nostre responsabilità. Si tratta di un obbligo morale, non solo verso noi stessi, ma anche nei confronti di quel mondo che da adesso in poi si aspetta qualcosa dal nostro fare. Abbiamo ricevuto tanto dalla vita, ed è arrivato il momento di iniziare a dare qualcosa! Pungolati e spronati dalla nostra guida, qualcuno di noi non ha potuto fare a meno di esprimere le proprie sensazioni con un pianto di gioia così profondamente sentito da coinvolgere tutti. La commozione e l’emotività di quei momenti, dovute anche al fatto che qualcuno di noi dovrà lasciare il gruppo per sopraggiunti limiti d’età, rappresentano certamente un punto di partenza per il nostro percorso futuro.
L’ultimissimo giro di campo, per parafrasare la corsa del nostro atleta, è stato poi rappresentato da una serata ricreativa che, come, poche, ci ha fatto ridere, ballare e divertire con giochi e scherzi che fanno ormai parte integrante della nostra tradizione. Se, con il tramonto dell’ultima sera, i riflettori del campo 2009 si sono ormai spenti, l’alba del prossimo campo, sarà costruirà attraverso un nuovo anno associativo che, siamo sicuri, vivremo al meglio, animati da due sentimenti: gratuità e gratitudine!
Gratitudine sincera verso i nostri responsabili Amos, Daniela, Benedetta, Ugo, Francesca e Domenico, verso Melchiorre e Don Sasà, (insieme ai tanti amici della Candelora che anche solo con la loro presenza rendono più ricco il nostro cammino), non solo per quello che hanno fatto, ma per quel che faranno insieme a noi e per noi;a proposito ringraziamenti un grazie particolare,al termine del campo, spetta anche a Simona e Giorgio che, in qualità di responsabili Acr, hanno condiviso con noi, lavorando, questi giorni di crescita!
La gratuità è alla base di quello spirito vivace che deve contraddistinguerci, nel riconoscere, negli occhi del fratello che ci è accanto, il Volto di Gesù, in nome del quale siamo chiamati per vocazione a cambiare il mondo, avendo a cuore la nostra vita e quella degli altri!
I care, you care … ho cura del mondo, ho cura di te! Arrivederci al prossimo campo !
I Giovanissimi di AC