Percorso di catechesi per la via Crucis 2015

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viacrucisOgni anno, durante la quaresima, la nostra parrocchia offre alla comunità la possibilità di partecipare ad un itinerario spirituale che, avendo come struttura portante la celebrazione della via Crucis, di per sé ricca di sapienza e tradizione, si completa con piccole meditazioni specifiche adattate al tema pastorale individuato per l’anno in corso.

L’intero itinerario si compone di 6 vie crucis, che diventano quindi occasione per la comunità di vivere un tempo di “esercizi spirituali”.

Il tema pastorale di quest’anno “NON TEMERE, PERCHE’ IO SONO CON TE” ci chiama e ci sorprende in prima persona. Abbiamo scelto di non identificare questa citazione con un versetto della Bibbia in particolare, perché questa esortazione attraversa tutta la Sacra Scrittura, dall’Antico al Nuovo Testamento, accompagnando l’intera storia della Salvezza. Ci faremo dunque accompagnare nel nostro percorso quaresimale dai patriarchi, dai profeti, dai salmisti fino ad entrare nel cuore della Buona Novella attraverso il “sì” di Giuseppe e Maria, anch’essi preceduti da una promessa di Dio: “Non temere”.

Ciascuno di loro è sintesi ed emblema di ciascuno di noi, della nostra paura di sentirci soli, del nostro desiderio di volerci abbandonare, ma anche della nostra incapacità a fidarci, con i nostri dubbi, i nostri slanci a volte maldestri, il nostro calore affettivo e il nostro doloroso silenzio, insomma, loro come noi, nei giorni della serenità come in quelli del buio.

Oggi come allora il filo del “Non temere” incrocia la nostra vita. E noi tessiamo questa tela fatta di begli arabeschi, ma anche di maglie perse e larghi buchi perché anche quando ci sembra impossibile, Dio è lì, pronto a riannodare quel filo con noi e sussurrarci “ non temere, io sono con te”.

Scarica i commenti della Via Crucis del 20 febbraio, 27 febbraio, 06 marzo, 13 marzo, 20 marzo.

Il nostro percorso si apre con la figura di Abramo.

     1. “NON TEMERE, PERCHE’ IO SONO CON TE”:

Abramo, il coraggio di abbandonare le certezze per una speranza im-possibile.

«Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande».

«Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia. (Gen 15,1;6)

Abramo è l’uomo che si è fidato di Dio, che ha accolto una promessa dalle dimensioni paradossali, ma è proprio per questo che ci rappresenta. Anche noi spesso ci misuriamo con il nostro slancio di “voler credere” ma poi ci ritroviamo a fare i conti con una realtà che sembra distantissima dalla promessa di Dio.

Anche per Abramo è così. La nascita di Ismaele si configura proprio in questa difficoltà di comprendere il “tempo del compimento” e così, persino lui, pensa di “dare un aiutino a Dio”, praticando la sola strada che gli sembra possibile… (generare un figlio con la schiava). Eppure in tutto questo, Dio gli resta “amico”. Dio si fa carico anche di questo errore di Abramo e anche ad Agar, la schiava abbandonata e disperata nel deserto assieme al figlio Ismaele sussurra “…non temere” ( cfr. Gen 21,17).

E poi la promessa si compie e la discendenza di Abramo, da Isacco in poi, diventa la storia di Israele.

                                                                                            

La seconda tappa ha come riferimento la figura di Mosè.

   2.“NON TEMERE, PERCHE’ IO SONO CON TE”:

Mosè, il coraggio di assumersi la responsabilità degli altri, nonostante la propria fragilità.

“Mosè disse a Dio: “Chi sono io per andare dal faraone per far uscire [il popolo d’Israele] dall’Egitto? Gli rispose:

“Io sarò con te”. (Es 3,11-12)

Mosè è un salvato. Non solo non ha pagato con la vita la strage voluta dal faraone, ma addirittura cresce nella casa di questi ed ha una vita agiata. Quando scopre che quello non è il suo posto, cerca di fare “giustizia” a modo suo, e diventa un omicida. E di nuovo vaga per sottrarsi alla furia del faraone. Così scopre tutta la sua fragilità ma è proprio in questa condizione che Dio lo attende e si manifesta a lui.

Mosè sta cercando un senso alla propria vita, così piena di contraddizioni. Davanti al Roveto ardente si copre il volto, ha paura di vedere, ma solo quando imparerà a vedere con gli occhi di Dio e a sentire con le orecchie di Dio, solo allora tutto avrà senso.

“… Siate forti, siate valorosi! Non abbiate paura, non spaventatevidinnanzi a loro, perché il Signore tuo Dio è lui che cammina con te: non ti abbandonerà e non ti trascurerà”. (Dt 31,6)

La terza tappa ha come riferimento la figura dell’orante.

   3. “NON TEMERE, PERCHE’ IO SONO CON TE”:

La fiducia dell’orante anche nel tempo dello sconforto.

“Non avrai da temere terrori di notte, né freccia che vola di giorno, né peste che vaga nelle tenebre, né contagio che infuria a mezzodì”. (Sal91,5)

Nel giorno della paura,
io confido in te.

In Dio, di cui lodo la parola,
in Dio confido, e non temerò;
che mi può fare il mortale?” (Sal 56,3-4)

Nel libro dei Salmi, la promessa di Dio a “non temere”, diventa consapevolezza davanti alle sventure. La fiducia in Dio sostiene la preghiera di chi si sente nella prova e la certezza della sua presenza annulla la paura.

I Salmi sono la parola dell’uomo che si fa preghiera davanti a Dio e ne diventa Parola. Oggi come allora ci rispecchiano racchiudendo tutti i sentimenti di gioia, di paura, di sofferenza, di abbandono che fanno parte dell’esperienza umana.

La quarta tappa ha come riferimento la figura dei profeti.

   4. “NON TEMERE, PERCHE’ IO SONO CON TE”:

Il dono della profezia: la forza di rivelare la presenza di Dio nel mondo.

Nell’Antico Testamento il Profeta è suscitato da Dio per essere suo interlocutore e, in virtù di questo dialogo costante, è chiamato ad intervenire e, a volte raddrizzare, lo smarrimento del popolo eletto.

Con la venuta di Cristo, ogni battezzato riceve il dono della profezia. Mantenere sempre vivo il dialogo con Dio abilita quindi il cristiano a saper leggere i segni dei tempi. Essere profeti oggi è il dono di saper cogliere la presenza di Dio dentro la storia, in ogni lembo di vicenda umana, anche il più disperato.

“Non temere, poiché io sono con te, non smarrirti, perché io sono il tuo Dio, ti do vigore, ti aiuto, ti sostengo con la mia destra vittoriosa”. (Is 41,10)

“Non temere, perché io sono con te. Farò venire dall’oriente la tua stirpe e ti radunerò dall’occidente”. (Is 43,5)

“Tu sarai fondata sulla giustizia. Tienti lontana dalla violenza, perché non avrai più a temere,

dal terrore, perché non si avvicinerà più a te”. (Is 54,14)

“Tu non temere, servo mio Giacobbe, oracolo del Signore, perché con te sono io!”. (Ger 46,28)

La quinta tappa ha come figura di riferimento S. Giuseppe

   5.“NON TEMERE, PERCHE’ IO SONO CON TE”:

S. Giuseppe: il coraggio di saper servire nel silenzio

 

“Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre aveva già preso una tale risoluzione, ecco che un angelo del Signore gli apparve in sogno per dirgli: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa: ciò che in lei è stato concepito è opera dello Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù”. (Mt1,19-21)

Giuseppe è un “promesso sposo” (le famiglie hanno già firmato il patto nuziale!!) e sta attendendo di fare casa con la sua “promessa sposa”. Gli giunge una notizia: lei è incinta.

Giuseppe è un uomo “giusto” ci dice il testo. Per gli ebrei, essere “giusti” vuol dire rispettare la legge, una prescrizione vincolante per la salvezza dell’intero popolo. E la legge è chiara : Giuseppe deve ripudiare Maria ed esporla alla lapidazione, altrimenti la colpa di lei, ricadrà su tutto il popolo (cfr.: Dt 22,13-21 ). Ma Giuseppe ama e stima Maria, come può farle questo, e com’è possibile che lei gli abbia fatto tanto?! Ecco il tormento di Giuseppe, un tormento vissuto nel silenzio, nell’angoscia e nella preghiera, nel tentativo di trovare una via che salvi la situazione.

Giuseppe è uomo del silenzio, ma anche dell’ascolto profondo, capace di scorgere anche nelle piccole cose la presenza di Dio.

E proprio nell’intimità più “intima” della casa di Giuseppe, nel tormento che diventa insonnia, quasi incubo, ecco che Dio si manifesta, e diventa “sogno”, confermando ciò che molto probabilmente Maria stessa gli aveva anticipato. Quel figlio che è in Maria, è generato dallo Spirito eproprio lui, Giuseppe, è chiamato ad esserne il padre che gli imporrà il nome Gesù, che vuol dire : Dio salva.

Dio, attraverso l’angelo, dice a Giuseppe “tu” lo chiamerai Gesù, perché è solo attraverso l’accettazione consapevole, libera e responsabile del Mistero, che Dio può operare nella Storia e nella nostra storia personale.

La sesta ed ultima tappa racchiude tutto il nostro percorso, guardando alla figura di Maria

   6.“NON TEMERE, PERCHE’ IO SONO CON TE”:

S. Maria: la grazia, il coraggio e la forza di credere nell’oggi di Dio

“Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth,a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù”. (Lc 1,26-31)

Maria è una donna , giovanissima in una società dove le donne sono considerate “nulla”e il cui governo è in mano agli “anziani”. Proviene da un paese, Nazareth, che è alla periferia della periferia, al confine con la non-Palestina, quasi Siria, contaminato da stranieri. Questa donna, incinta prima del matrimonio, ora è anche a rischio lapidazione.

Maria dunque è un “vuoto “ che diventa ”spazio”. Spazio per l’azione di Dio.

Maria diventa “casa che accoglie” “luogo della sintesi” dove sacro e reale coincidono.

Il suo “sì” così incondizionato non deve però farci sottovalutare le difficoltà e le paure che questa giovane donna ha dovuto incontrare da quel momento in poi. L’accoglienza di Dio (ormai lo abbiamo capito!) non è un lasciapassare diplomatico. E’ una promessa da rinnovare ogni giorno, una fiducia da rilanciare continuamente.

E Giuseppe e Maria sono anche sintesi di un “sapersi ritrovare” come famiglia, fatto di ascolto della Parola, ma anche di se stessi, delle proprie attese e delle proprie paure, delle reciproche fragilità e della forza che deriva dall’accoglienza di un progetto inaspettato, ma donato da Dio.

Alla fine del nostro percorso ci chiediamo: siamo disposti a leggere la nostra storia alla luce della Parola, senza far dire a Dio ciò che non dice e poi, esiste nella nostra vita uno “spazio”, un “vuoto” in cui il “non temere” di Dio può essere accolto così come si manifesta?

La Quaresima è il tempo che ci è donato per ripensare la nostra conversione. Con l’augurio che questo itinerario possa accompagnarci nella nostra personale ricerca

Buona Quaresima a tutti

 

   
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